Ascolta le tue emozioni

Emozioni Maria Luisa Ciccone Coach
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Mai come in questi giorni si è avvicendato un turbine di emozioni: dapprima paura, ansia, poi compassione, accoglienza, amore, gratitudine, speranza, infine accettazione.

Emozioni e sentimenti di una vita intera concentrate in un lasso temporale davvero ristretto. L’Atlante delle Emozioni Umane di Tiffany Watt Smith parla di 156 emozioni e le elenca tutte in ordine alfabetico. Quelle che abbiamo provato e continuiamo tuttora a provare sono sicuramente meno di 156, ma spesso non siamo in grado di dare loro un nome o un significato. L’individuarle e attribuire loro un nome è senz’altro il punto di partenza per saperle riconoscere. Perché è importante saperle individuare? Perché è fondamentale saperle dominare e non farci dominare.

La consapevolezza delle proprie emozioni

maria luisa ciccone coach

La consapevolezza di quello che stiamo provando è importante per saperlo gestire. Proviamo a fare un modello per descrivere le nostre emozioni e sensazioni durante questo periodo legato all’emergenza. La prima fase è stata quella della paura. All’inizio della diffusione della pandemia l’emozione è stata dettata da un grande panico: in primis per la salute propria e dei propri cari e poi per le conseguenze economiche della crisi. Quali sono state le emozioni e i sentimenti? Dapprima gesti inconsulti compiuti in uno stato di angoscia. Corse affannate a riempire i carrelli della spesa, accumulo di prodotti non necessari, grande irritabilità. Come è stata superata la paura? Con la consapevolezza che rispettando le regole, le norme imposte dal governo potevamo salvarci dal rischio di essere infettati. Per quanto concerne l’attività professionale, grazie alla possibilità di lavorare in remoto, o in smart working, come si dice adesso.

Quindi qual è stato il meccanismo che ci ha fatto superare la paura?

La rassicurazione circa una possibile soluzione. Cosa significa ? Che non farsi sopraffare da un’emozione negativa, la paura appunto, ma essere lucidi e razionali ci consente di poter trovare soluzioni adeguate per rispondere in maniera efficace ad un problema. Quindi lucidità di pensiero. Dominare la paura, trasformarla in una condizione di accettazione consapevole: mi comporto rispettando le indicazioni, colgo l’occasione per poter trarre beneficio dalla nuova situazione. Cosa mi può regalare questa forzata pausa? La possibilità di lavorare da casa, più tempo da dedicare ai miei affetti, più tempo per studiare, leggere e approfondire. Più tempo per stare con se stessi.

Entriamo così nella fase di apprendimento.

www.marialuisacicconecoach.it

Lascio andare ciò che non posso controllare. Prendo coscienza della situazione e penso a come comportarmi. Faccio una strategia per organizzare le mie giornate, impostare una routine. Supero la mia ansia ricostruendo uno stile di vita nuovo, fatto di attività piacevoli, esercizi anche sportivi e ricco di affetti, relazioni. Entrano in gioco gli affetti, le relazioni. L’emozione è l’amore. Gesti solidali fra la popolazione. E’ il momento dei flash mob: tutti uniti, ognuno sui propri balconi per comunicare l’un l’altro che non siamo soli, che insieme si vince. E’ il momento di dedicare maggiore tempo alle relazioni: ci si sente al telefono, ci si vede nelle videochat. Si sta uniti. Distanti ma uniti è l’hashstag che diventa un mantra, come quello che ci fa dire andrà tutto bene. Viene poi il momento della gratitudine. Gratitudine nei confronti dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari. Sono i nostri eroi. Dalla paura, dall’ansia, passiamo quindi alle emozioni positive. Ci diamo fiducia l’un l’altro. Accoglienza. Compassione. Ci sosteniamo. Siamo comunità. Entriamo così nella fase di crescita. Vivo nel presente e mi concentro sul futuro.

La mindfulness nostra preziosa alleata

Vivere l’hic et nunc: il grande insegnamento di Jon Kabat-Zinn, padre della mindfulness ci porta a calmare la nostra mente, placare le emozioni negative attraverso la meditazione. La consapevolezza del momento presente è importante per poter aiutare a restare radicati, centrati. Una mente serena ci porta a sapere riconoscere le nostre emozioni, accettandole, senza alcun giudizio. Ci dà quella tranquillità che ci permette di affrontare ogni situazione con pazienza, calma e serenità. Semplice? Sicuramente no. Ma con costanza, impegno e anche disciplina siamo in grado di poterci radicare e coltivare la resilienza, che ci permette di riorganizzare la nostra vita anche di fronte alle difficoltà, restando aperti e sensibili alle opportunità che la vita offre.

Le parole per dirlo

Come vivere quindi in maniera serena, riconoscendo le proprie emozioni sarà l’oggetto del prossimo workshop di Art Coaching online che si terrà il 9 Aprile dalle 17.00 alle 19.30 dal titolo : “Le parole per dirlo”. Per dare voce alle nostre emozioni e sentimenti e saperli accettare

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Il Coaching per governare il dopo emergenza

team leader
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Non avrei mai pensato qualche tempo fa che avrei potuto realizzare un workshop di Art Coaching on line.

Pensavo che uno strumento così arido, come un luogo virtuale, non potesse offrire la possibilità di esprimersi, entrare in connessione con se stessi. Per me la tecnologia era uno strumento freddo. Punto. E invece ho dovuto ricredermi. Sarà che siamo esseri che si abituano a tutto, che siamo una specie intelligente perché sappiamo adattarci alle circostanze, ma un cambiamento così repentino non me lo aspettavo proprio. Perché il bisogno di relazionarsi, condividere emozioni e pensieri è più forte di qualsiasi ostacolo. Anche quello digitale. E’ proprio vero che l’importante è il risultato. Se l’obiettivo è quindi quello di interagire, esprimersi, condividere con gli altri i propri pensieri le proprie emozioni, allora, anche l’ostacolo che sembrava prima insormontabile diventa superabile. “L’impossibile diventa possibile”, lo dice il Coach Tony Robbins e noi ci crediamo.

Il raggiungimento del risultato supera ogni ostacolo


Quindi se il raggiungimento del risultato diventa la leva motivazionale più forte, non possiamo non pensare che anche dopo che tutto sarà passato, la nostra vita non sarà più veramente uguale. Noi non saremo più noi stessi. Ma in una cosa lo saremo ed è una certezza inconfutabile. Il bisogno di stare insieme, relazionarsi, fare squadra. Stare uniti per un obiettivo comune. Stiamo già facendo team in questi giorni. Ci siamo costituiti in maniera naturale in comunità.

Tutti uniti e coesi di fronte ad un nemico da combattere. Un nemico invisibile, ma insidiosissimo.


Penso che questo sentimento di coesione e desiderio di lavorare per un fine comune non vada sottovalutato. Anzi andrà rafforzato e incanalato soprattutto in Azienda per poter lavorare ad un progetto comune. L’energia trattenuta in questi giorni di isolamento sociale, come si usa dire in questi giorni , dovrà diventare la spinta, il booster per lavorare tutti insieme alla ricostruzione.


E’ come se tutti fossimo stati costretti, compressi, ma una volta liberati, come una molla trattenuta, ci tendiamo con forza ed energia per raggiungere il punto finale. Un buon leader non dovrebbe perdersi questa formidabile occasione.
Una nuova forza vitale, una spinta motivazionale porterà il team a raggiungere l’obiettivo con più forza e convincimento che mai . Ci sarà una vera e propria esplosione di energia, che se ben incanalata permetterà di raggiungere obiettivi straordinari. Lo vediamo anche in questi giorni in cui molte aziende hanno riconvertito le loro produzioni per poter produrre materiali a supporto degli ospedali e degli operatori sanitari. I lavoratori di queste aziende lavorano con impegno, abnegazione e con il cuore perché consapevoli di dare il loro contributo per un fine nobile: aiutare chi sta lottando tutti i giorni per salvare vite umane. E’ un’adesione fideistica in virtù di un bene a vantaggio di tutta la collettività.

Da dove nasce questa forza?

La forza nasce dalla motivazione. Non va sottovalutato il momento storico che ci aspetta. Anche se i tempi sono stati davvero più brevi ( lo speriamo davvero con tutto il cuore) è come è accaduto ai popoli trattenuti durante un periodo di dittatura e di regime totalitari. La Spagna dopo la caduta del franchismo, è esplosa. Il suo Pil è salito, lo stile di vita si è aperto ad una nuova era quello della libertà. La movida è nata proprio quando si è usciti da un periodo storico di repressione. Chi aveva frequentato la Spagna nell’era del franchismo sa bene che la vita degli spagnoli era scandita da tanti divieti: di assembramento, del modo di vestire.
Così come una popolazione liberata dal giogo, anche il dopo Covid 19 sarà una forma di liberazione dall’oppressione. Va però incanalata questa forza propulsiva che scoppierà. Va gestita, governata. E qui le aziende dovranno trovare strumenti di gestione e comunicazione adeguata. Andranno posti i giusti obiettivi, dovranno essere gestite le corrette performance.
I manager, i leader dovranno a loro volta saper gestire quest’importante momento. Dovranno avere gli strumenti per poter motivare, indirizzare le loro persone al raggiungimento degli obiettivi.

Un Coach a loro fianco saprà dare loro gli strumenti adeguati per guidare a loro volta le proprie persone.


Può essere un periodo davvero fenomenale se ben gestito. La demotivazione che spesso aveva toccato molte figure in azienda, verrà sicuramente accantonata per far posto ad un rinnovato entusiasmo di agire, fare e ben fare soprattutto.
Percorsi individuali di Coaching, ma anche di team coaching. Soprattutto per migliorare i processi di comunicazione all’interno del team stesso, per rendere consapevoli delle potenzialità, spesso inespresse, di ciascun collaboratore. Portare da una consapevolezza latente ad una espressa. Con l’arte della maieutica, tecnica propria del coaching, si aiuteranno i singoli nella loro crescita, attraverso la scoperta dei loro potenziali e delle risorse ancora nascoste.
Ci sta attendendo un periodo di grande rinascita. Occorre esserne consapevoli e saperla gestire.

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Generazione Reebot

generazione reebot
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Si chiama “Reebot“, che significa “riavvio” e si riferisce alle persone che raggiungono il picco di creatività intorno ai 50 anni. Le appartenenti a questa nuova generazione sono prevalentemente donne, che decidono di disegnarsi una nuova vita, con nuove esperienze professionali.


Così dopo i Millenials, la generazione x, y, zeta, ci siamo anche noi, donne che, dopo aver accumulato tante esperienze personali, in famiglia, in azienda, abbiamo ancora molto da dire, da fare. Non dobbiamo più dimostrare chi siamo, affermarci, farci apprezzare. Possiamo pensare a noi stesse, dedicarci del tempo, attenzione, in breve amarci di più e quindi concederci di poter realizzare sogni o progetti che sono stati tanti anni chiusi nel cassetto. Possono essere stati eventi negativi che ci hanno condotto a intraprendere nuove strade. Oppure anche la voglia di rimettersi in gioco. La creatività è la spinta della generazione Reebot. Come dicevamo, liberate dalla gabbia di dimostrare che si è persone di valore, con un proprio ruolo soprattutto in azienda, possiamo avventurarci ed esplorare nuove strade. Ovviamente è la passione che ci guida. Trovare e capire che cosa ci abbia sempre appassionato ci aiuta a trovare la strada giusta.


Esistono due cicli di creatività

generazione reebot

Uno studio dell’Ohio State University, ha scoperto che esistono due cicli di creatività. Alcuni raggiungono il picco creativo tra i venti e i trent’anni, altri ci arrivano non prima dei cinquanta. La ricerca dell’Ohio State University dice anche che, mentre i venti, trentenni tendono a superare i limiti, i cinquantenni possono attingere alle loro esperienze. L’ufficio statistico del Regno Unito ha registrato che il 57 per cento degli over 50 lavorano in proprio. Si sa che l’esempio dei paesi anglosassoni viene poi anche preso nel nostro paese. Il trend sarà quindi il medesimo anche da noi. Anzi è già realtà. Nel 2018 il numero delle persone che tra i 51 e 64 anni hanno aperto un’attività in proprio sono stati 59mila, 7mila in più rispetto al 2009. E i numeri sono destinati a crescere, soprattutto perché viviamo, sempre di più in ambito business e aziendale, in un mondo Vuca dove regna la volatilità, incertezza, complessità, ambiguità. Quindi non si può non prescindere da noi stessi. Ripartire da noi. Ricomincio da me. E diventerà ancora importante dopo essere usciti dall’emergenza del Covid 19, dove occorrerà essere molto creativi, coraggiosi e anche saper osare. Ci saranno molte persone che dovranno, anche per necessità, scegliere una professione autonoma. L’aver saputo superare una prova così dura come quella che stiamo vivendo in questi giorni, ci farà essere ancora più resilienti. Una resilienza che chi ha raggiunto i 50 anni sarà davvero molto forte.


Ricomincio da me

Mettersi in ascolto dei propri talenti, delle proprie passioni. E’ questa la risposta per poter affrontare nuovi percorsi, nuove strade e nuove soddisfazioni. L’importante è essere consapevoli di ciò che sappiamo fare bene. Provare a rispondere alla domanda: ” Se potessi scegliere liberamente, senza alcuni condizionamenti, che cosa mi piacerebbe fare?” Quante volta ci siamo posti questa domanda? Poche, troppo poche. Abbiamo troppo spesso intrapreso strade che non corrispondevano ai nostri veri desideri. Abbiamo fatto scelte perché condizionati da quelle di altri e soprattutto da giudizi di altri. Arrivati a 50 anni ci si può riappropriare della propria vita e finalmente portare a termine ciò che ci è sempre piaciuto. Magari per anni è stato solo un hobby: perché non trasformarlo ora in una vera e propria attività?

Una forza in più


Dalla parte dell’età, nella generazione Reebot c’è anche una forza in più. Abbiamo una freccia in più nel nostro arco. Non abbiamo più la paura del fallimento. Abbiamo superato tante prove : il matrimonio, i figli, il lavoro, i successi. Di che cosa dobbiamo avere paura? Siamo immuni dal timore di sbagliare. E poi anche se dovessimo commettere qualche errore, che cosa ci può succedere? Spesso siamo noi che ci mettiamo in una gabbia. Le nostre convinzioni autolimitanti ci impediscono di vedere che cosa è veramente un bene per noi. Impariamo a riconoscere i nostri successi, il nostro valore. Esaminiamo quelli che sono stati i nostri traguardi e così ci rendiamo subito conto che la nostra vita è stata costellata di grandi azioni, di grandi risultati. Impariamo a valutare quanto valiamo davvero. Trarremo forza dalle nostre capacità, dal nostro enorme potenziale. La nostra autostima ne risulterà sicuramente rafforzata. Non dobbiamo abbiamo paura di quello che ci riserva il futuro. Usciamo dalla nostra zona di comfort. La vita incomincia a 50 anni: non diceva così la tradizione? Perché non credere alla saggezza popolare? La generazione Reebot ne è una prova.

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Nulla sarà più come prima

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E’ la frase che sta più circolando in questi giorni sospesi, così gravidi di ansia, paura e di disorientamento. Sì grande disorientamento perché tutto è accaduto così in fretta. Conducevamo la nostra vita in maniera spensierata dando tutto per scontato. Uscire al mattino per andare in ufficio, accompagnare i nostri figli a scuola, andare a fare la spesa, a fare sport, cinema, teatro, incontrare gli amici. La nostra vita fatta di routine, magari non tutte piacevoli. Ma non eravamo consapevoli di quello che avevamo. Della fortuna di poter scegliere liberamente tutto ciò che ci passava per la testa. Ci credevamo invincibili. Potevamo avere tutto a portata di mano, anzi di click.

Poi è un arrivato un giorno in cui un Decreto della Presidenza del Consiglio ha iniziato a limitare le nostre uscite. Ci è stato detto cosa potevamo fare e cosa no. Improvvisamente ci siamo trovati non più padroni della nostra vita. Solo divieti. Qualcuno che ci ha detto che non potevamo più uscire di casa, che i nostri figli non sarebbero più andati a  scuola o in università, non saremmo più usciti  per andare a lavorare, comprarci un libro, un paio di scarpe, bere un aperitivo con un amico.

Così all’improvviso ci siamo accorti che prima eravamo felici. Ma non sapevamo di esserlo.  E improvvisamente siamo diventati consapevoli. Consapevoli che avevamo tutto e che non sapevamo di averlo. Ora anche la più piccola attività, la più piccola azione ci sembra assuma un significato importantissimo. Quello che questa situazione di emergenza e distanza sociale ci ha fatto riscoprire il valore delle piccole cose. Il valore dei piccoli gesti. Sono tanti gli insegnamenti che il Covid 19 ci sta dando. Anche se i video che stanno girando sui social dove al Coronavirus viene dato addirittura un pensiero, un messaggio da trasmettere all’umanità sono un po’ forzati, è importante fermarsi a riflettere su ciò che eravamo, su ciò che avevamo e su ciò che sarà la nostra vita una volta che da questa brutta emergenza usciremo.

Nulla sarà più come prima perché cambieranno le nostre priorità.

Fermiamoci e proviamo a riflettere.

Le nostre relazioni cambiano

La convivenza forzata di questi giorni non può non cambiare i rapporti e le relazioni. Ci sono genitori che non hanno mai trascorso  tanto tempo con i loro figli. L’obbligo di restare a casa fa riscoprire un nuovo modo di convivenza. Sicuramente questo avrà un effetto sul dopo, sulle scelte lavorative di chi è genitore, specie di figli più piccoli. Sono queste probabilmente le persone per le quali lo smart working da necessità contingente diventerà una scelta futura. Ma per la convivenza forzata potrà anche modificare le relazioni fra i coniugi, tra partner. Decisioni mai prese prima, potranno diventare scelte definitive per il dopo. Se qualcosa dobbiamo ringraziare al Covid 19, ci sarà la consapevolezza delle scelte sincere. Non possiamo continuare a portare avanti relazioni non sane, non appaganti. La vita in questo momento ci mette di fronte a scelte dure, ma sincere e oneste. L’onestà diventerà un imperativo a cui tutti siamo chiamati a dare una risposta. Relazioni più sincere e in molti casi rafforzate. Anche qui nulla sarà come prima.

Focalizzarsi sull’essenziale

Se abbiamo potuto rinunciare ad una parte consistente della nostra libertà, abbiamo saputo fare a meno  anche di  tutto ciò che di superfluo c’è stato fino ad oggi nella nostra vita. Siamo stati bruscamente messi di fronte alla distinzione di ciò che è realmente importante e ciò che è invece futile. Ne faranno le spese certamente molti consumi. Anche nelle aziende nulla sarà più come prima. Molte aziende saranno chiamate a riconvertirsi. Il superfluo sarà abbandonato a vantaggio di ciò che ha un valore più profondo: la cultura, la lettura, l’aggiornamento e gli approfondimenti. Essere pronti a reagire velocemente alle situazioni  e a ricostruirsi un nuovo stile di vita improntato sull’essere e non sull’avere, per citare Fromm.

E’ più importante dare

In questi giorni si sono susseguiti esempi di grande solidarietà, mutuo soccorso fra le persone. Abbiamo riscoperto di essere una comunità. Ci hanno aiutato a trovare forza e speranza i social in cui si sono moltiplicati gruppi di condivisione, flashmob sui balconi, ma tante tante azioni intraprese dai numerosi volontari che rendono bello e generoso il nostro Paese. Abbiamo capito che restare a casa non è importante per la nostra incolumità, ma anche per quella degli altri.  Abbiamo visto medici, infermieri, operatori sanitari che hanno sacrificato la loro vita per poter aiutare i pazienti, che si sono spesi con una forza e un coraggio formidabili. Abbiamo riscoperto relazioni con i vicini, con persone  che non vedevamo più da tempo. Fare del bene fa bene. Lo dicono anche le ricerche secondo cui spostare il focus da noi stessi sugli altri, fa rilasciare a livello cerebrale, endorfine che ci fanno stare meglio. A livello neurobiologico, questa ricerca dimostra che quando aiuti gli altri, stai anche aiutando te stesso

 Il modo più rapido per uscire dalla paura è di uscire da se stessi e aiutare qualcun altro nel bisogno.”  dice Tony Robbins . Se prima di questa emergenza, il mondo è stato guidato da un comportamento volto all’individualismo, abbiamo la speranza che in futuro le nostre azioni saranno improntate ad una maggior condivisione, ad un maggiore altruismo ed a un sapere agire in termini di comunità.

L’elogio della lentezza e della pazienza

Tutto subito, a portata di click. Insofferenti anche se solo il nostro computer non si connetteva subito alla pagina che avevamo digitato nel motore di ricerca. Bulimici di cibo, di divertimento, di consumi. Ora le lunghe code fuori dai supermercati, le giornate trascorse in casa ci hanno messo nella condizione di dover aspettare.  Riempire le giornate può diventare un problema per chi aveva tutto programmato, schedulato. Riprendersi il tempo, il lusso di annoiarsi può portare invece alla scoperta di cose impensabili. Ma anche stimolare creatività e fantasia. Stare nel momento si dice nella Mindfulness. Meditare, pensare, riflettere, “qui e ora”. Coltivare l’arte della pazienza sarà sicuramente un lascito, che ci aiuterà ad affrontare il dopo con spirito più introspettivo e sereno.

Essere grati

Mai come adesso abbiamo potuto apprezzare le vere gioie della vita, consapevoli che non possiamo dare nulla di scontato. Avere una buona salute, una bella famiglia, degli affetti profondi. Rimanere a casa con tutti i nostri agi, le nostre comodità quando altri devono combattere in prima linea contro una malattia, in solitudine. Ringraziamo chi siamo e quello che abbiamo. Prendiamo coscienza che la vita ci ha regalato dei doni immensi e per questo dobbiamo essere grati. Pratichiamo tutti i giorni sentimenti gratitudine. Cambiamo il nostro atteggiamento di insoddisfazione, le nostre lamentele sciocche per cose prive di importanza. Essere persone grate anche dopo che tutto sarà passato. Non dimentichiamoci di quanto siamo stati fortunati e di quanto abbiamo potuto avere nella comodità delle nostre case, circondati da tanto affetto. E siamo grati a tutti coloro che hanno permesso che noi potessimo vivere in maniera sicura e protetta.

Nulla sarà più come prima. Sono davvero tante le cose che non saranno più come prima. Avremo modo di rifletterci durante il nostro workshop di Art Coaching, per la prima volta online, che organizzeremo il 26 Marzo dalle 17.00 alle 19.00. Avremo modo di prendere consapevolezza degli insegnamenti che questa situazione eccezionale ci ha dato. Prendere consapevolezza di tutto ciò che davamo per scontato, ma che ora non è e non sarà più così.

Perché tutto non sarà come prima.

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IKIGAI per vivere in maniera autentica

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C’è una parola giapponese per descrivere il fatto di aver individuato lo scopo della propria vita.

E’ “Ikigai” . Iki si potrebbe tradurre con “vivere” e “gai” con ragion d’essere, scopo, senso. In pratica significa trovare la nostra ragione di vita, quella motivazione che ci fa svegliare felici alla mattina e pronti ad affrontare con la giusta carica la giornata. E’ uno stile di vita sereno, rilassato, autentico con una grande consapevolezza di sé. Da qualche anno gli studiosi si sono interessati a questo concetto e molte ricerche hanno evidenziato che le persone con un forte Ikigai hanno un’aspettativa di vita superiore a coloro che non hanno individuato lo scopo della propria esistenza. Sono persone che vivono anche più a lungo.
In una parola chi ha trovato il proprio Ikigai vive in maniera felice e appagata.
Si tratta di una persona positiva, autentica che ha trovato una forma di realizzazione della propria esistenza. E’ per questo che un approccio di questo tipo è legato anche ad uno stato di benessere non solo interiore, ma anche fisico. Significa poter vivere senza sentimenti di rabbia, frustrazione, in linea con il proprio essere più profondo.

Cosa ci dice il nostro corpo?

Spesso il nostro corpo ci parla e spesso non lo sappiamo e non lo vogliamo ascoltare. E’ il corpo che per primo esprime sentimenti di insofferenza interiore. Per questo penso che per poter vivere in maniera sana, autentica dobbiamo metterci in ascolto di noi stessi e del nostro corpo.
Un buon esercizio fisico, ad esempio, può aiutarci a vivere meglio e rispettare noi stessi e il nostro corpo.
Io ho iniziato da qualche anno a praticare lo yoga e trovo che sia un importante strumento per poter lavorare sul buon equilibrio psico-fisico. Consiglio a chi non lo abbia mai praticato di avvicinarsi a questa disciplina: è semplice, la si può praticare dappertutto e non è molto impegnativa a livello corporeo. Ma torniamo al nostro vivere in maniera autentica.
Ascoltiamoci
Si dice che spesso siamo noi stessi i migliori sabotatori di noi stessi. Siamo davvero sicuri che quella che stiamo vivendo è la migliore vita per noi?

Proviamo a rispondere a queste 2 semplici domande:

Cosa amo?
In che cosa sono bravo?
Vedrete che queste 2 semplice domande possono mettere in movimento una serie di risposte che ci aiutano davvero a capire se quello che stiamo vivendo o facendo è la miglior vita per noi. Non essere soddisfatti di quello che facciamo, non solo ci fa vivere con frustrazione e insoddisfazione, ma può mettere in crisi anche i nostri rapporti, le nostre relazioni. La frustrazione ci può portare ad avere atteggiamenti di aggressività, invidia nei confronti di chi ci sta accanto. Tutti sentimenti che non fanno che alimentare la nostra frustrazione. Dobbiamo avere il coraggio di guardarci dentro e capire che cosa ci fa stare veramente bene. Chiudiamo gli occhi per un attimo, mettiamoci in ascolto e rispondiamoci con sincerità. Solo noi siamo in grado di conoscerci e siamo noi ad avere le chiavi del nostro successo.


Per poter vivere in maniera autentica possiamo seguire qualche altro piccolo consiglio:
• Mettiamoci in ascolto della nostra parte più intima
• Coltiviamo un dialogo interiore con noi stessi
• Fidiamoci del nostro istinto
• Il cambiamento è sempre possibile
• Non facciamo mai paragoni con gli altri
• La gratitudine è un importante sentimento
• Il nostro potenziale è illimitato

troveremo in questo modo anche noi il nostro Ikigai.
Vi auguro di trovarlo.

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