Un nuovo stile : la leadership gentile

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Se ne sta parlando da qualche tempo: è nato un nuovo stile di manageriale, la leadership gentile. Quale giorno migliore per affrontare il tema se non oggi, 13 Novembre, Giornata Mondiale della Gentilezza? A dir la verità il tema è stato dibattuto anche durante tutta la settimana, e il trend sembra farsi strada. Lo vediamo anche nella gestione della pandemia a livello di leadership politica. Tutti quei paesi in cui lo stile non è stato “gentile”, ma autoritario, per non dire machista, la situazione relativa alla diffusione del virus ha avuto dei risultati a dir poco disastrosi. In quei paesi nei quali si è tentato un approccio più umano, più sensibile, attento – nella maggior parte di casi paesi guidati da leader donne– sembra che i danni siano stati un po’ più lievi.

Un approccio più empatico

Possiamo affermare quindi che un approccio femminile sia sinonimo di leadership gentile? Lo sostiene Daniel Lumera, scrittore, esperto di benessere, della qualità della vita e nella pratica della meditazione. In un suo recente webinar dal titolo appunto “La leadership gentile” parla di leadership femminile per descrivere uno stile manageriale improntato all’ascolto, ad una visione di benessere collettivo, di un approccio proprio di chi ha cuore anche lo star bene degli altri. La leadership femminile non deve necessariamente essere incarnata da una donna. Non si tratta di una leadership di genere. Lumera cita Mandela, Gandhi come esponenti di un stile di leadership femminile. Aggiungerei, per stare ai nostri giorni, Joe Biden, il nuovo presidente americano, che nel suo primo approccio alla nazione ha usato toni di condivisione, accoglienza, desiderio di unire piuttosto che dividere, come aveva fatto il suo predecessore. I tratti tipici di una leadership gentile sono quelli improntati non su uno stile impositivo, aggressivo, individualista, ma sull’inclusione, sull’interconnessione e accoglienza. La leadership gentile è la capacità di modulare il proprio modo di fare sulla base dell’ambiente che ci circonda. Un atteggiamento improntato all’empatia.

Intelligenza emotiva

L’elemento innovativo della leadership gentile si basa sulla consapevolezza. Consapevolezza di sé stessi, del contatto con sé stessi, della capacità di riconoscere le proprie emozioni. Una leadership che si basa essenzialmente sull’intelligenza emotiva, che ci consente di essere consapevoli di noi stessi, delle nostre emozioni, di capire quando si presentano e come controllarle. In una parola essere presenti. Fino a qualche tempo fa il modello di leadership dominante era orientato ad un individualismo molto accentuato, con un grande focus sulla performance, sulla competizione. Una leadership egoica. L’esatto contrario di una leadership gentile che si basa sul “Noi”, sul senso di condivisione e sull’idea di gruppo. Una visione che vede il bene comune come fine ultimo, con un profondo senso di interconnessione. Concetto che si è sviluppato ancora di più in questo periodo storico, nella quale la pandemia, ci ha fatto capire che è vincente un approccio collettivo, dove il bene di ognuno è legato al bene di tutti. Un insegnamento che occorre sapere cogliere e mettere a frutto.

La gentilezza al lavoro

In occasione della Giornata della Gentilezza, la rivista Business People ha pubblicato un’indagine effettuata dalla piattaforma per la ricerca del lavoro InfoJobs per capire cosa sia la gentilezza sul posto di lavoro e se e come sia cambiata ai tempi del Covid19. Dai quasi 2000 intervistati emerge che nel mondo del lavoro ( 64,3%) c’è sempre più spazio per la gentilezza. Il 65% degli intervistati la considera addirittura un punto di forza mentre per il 20% è un elemento imprescindibile. Un’ulteriore conferma dell’affermazione di una leadership gentile. La ricerca ha anche stilato una classifica con le caratteristiche principali di un leader gentile:

1- Spirito di squadra

2. Una guida che ispira e non impone idee e metodi

3. Premia i risultati, indaga gli insuccessi senza colpevolizzare

4 Sa ascoltare e gratificare

Gentili anche se in smart working

In un contesto difficile come quello che stiamo vivendo, dove lo smart working ha imposto distanze fisiche, il valore della gentilezza assume più rilevanza. Chi ha potuto lavorare con un leader gentile, ha potuto contare su un grado di fiducia, comprensione, che acquisiscono ancora più rilevanza in un periodo complesso nel quale dover conciliare esigenze professionali e personali. Per la maggior parte degli intervistati, infatti, la gentilezza rimane importante nel luogo di lavoro perché trovare serenità ed empatia in momenti difficili può essere di grande conforto ( 27,1%) mentre per il 33% è importante mantenere un contatto umano anche se distanziati fisicamente.

Le aspettative per il futuro

Il 36% degli intervistati sostiene che la gentilezza sarà un valore sempre più diffuso e il riconoscimento personale un dato che dovrà essere più preso in considerazione. In un futuro prossimo la valorizzazione dell’intelligenza emotiva diventerà sempre di più elemento di valutazione per i leader di domani. Il futuro è dei leader gentili.

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La leadership ai tempi del post-Covid

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Se nulla sarà più come prima, dovremo anche pensare ad un nuovo modello di leadership. Magari anche ispirandoci a Bill Campbell, il “Coach da un trilione di dollari” , come è stato definito nel recente “Manuale di Leadership del Coach nella Silicon Valley”. Campbell è stato mentore di Steve Jobs, Larry Page, Erich Schmidt, fra gli altri e Coach di decine di leader degli Stati uniti. Perché ispirarsi a colui che è stato definito il Coach dei team? Perché secondo Campbell le persone devono essere al centro. Le priorità assolute di un manager sono il benessere e il successo delle persone con cui lavora. Campbell era una persona molto empatica. Il suo tratto caratteristico e distintivo era abbracciare le persone. Abbracciava tutti. Certo, in epoca di Covid19 avrebbe dovuto anche lui trattenersi da questa sua espansività, ma si sarebbe sicuramente preoccupato della salute, del benessere delle persone. In caso di smart working avrebbe cercato di trovare quelle condizioni per le quali le persone si sarebbero sempre sentite al centro e parte di un team.

Il team come parte di una comunità

Perché uno dei limiti dello smart working è proprio quello di non sentirsi più parte di un team. E’ questa una delle ragioni per le quali, dopo un’iniziale momento di entusiasmo, molti lavoratori con lavoro agile hanno cominciato a non apprezzare più questa modalità. Gli studi indicano che quando le persone sul posto di lavoro sentono di essere parte di una comunità, che le supporta, si impegnano di più e sono più produttive. E’ quindi compito del leader fare in modo che, anche a distanza, il gruppo si senta coeso. Fondamentali riunioni, magari quotidiane, per poter condividere idee, avanzamenti dei progetti . Ma anche attività di team coaching che abbiano la finalità di far emergere nuove consapevolezze in un’ottica di gruppo. Oppure come gli “Smart team building“, attività di gruppo che possono essere realizzate grazie all’utilizzo di piattaforme in maniera creativa e coinvolgente.

Sviluppare la resilienza

La leadership in epoca di post-Covid deve sapere creare le condizioni per portare il team ad essere resiliente. Secondo un recente articolo apparso sulla Harvad Business Review, è possibile che i leader possano lavorare sullo sviluppo della resilienza anche in remoto. Due sono i fattori su cui concentrarsi : le persone e le prospettive. Per il primo è fondamentale conoscere i fattori di resilienza del team. Secondo gli psicologi sono 3 i “fattori protettivi o di facilitazione” che possono predire se le persone saranno resilienti: alti livelli di fiducia nelle proprie capacità, routine disciplinate per il loro lavoro, infine sostegno famigliare o sociale.

La persona al centro

Nello stile di Campbell, fondamentale è dialogare con le proprie persone e creare quelle condizioni per cui i team possano avere sicurezza psicologica, perché, pur sapendo di lavorare in condizioni critiche , sanno di poter contare sul supporto del proprio manager. Nella leadership post-Covid diventa prioritario, dunque, spendersi in prima persona per capire come il collaboratore si trova a lavorare in smart working, in che modo pianifica la programmazione del proprio lavoro, come poterlo supportare negli impegni di vita propria e famigliare. L’ascolto dei bisogni diventa quindi essenziale per costruire una squadra coesa, motivata, supportata e resiliente. Costruire un pensiero collettivo nel quale ciascuno è parte di un’insieme. Avere anche obiettivi chiari, per costruire fiducia nel fatto che il team può fare la differenza. Creare le condizioni per costruire sicurezza, chiarezza, significato, affidabilità all’interno del team.

La comunicazione diventa strategica

Nella leadership post-Covid la comunicazione interna diventa fondamentale anche per poter gestire tutte le emozioni generate dalla pandemia: paura, tristezza, preoccupazione per il futuro, ma anche speranza. In un recente studio condotto dallo Iulm si evidenzia come la comunicazione interna aziendale sia in crescita anche in epoca Covid. Si è rivelata uno strumento strategico per poter gestire le situazioni di crisi. Le aziende infatti hanno bisogno di persone che trasmettano i loro comportamenti di valore. Stiamo vivendo un momento storico nel quale i valori vanno trasformati in virtù per porre in essere comportamenti virtuosi. La pandemia ci ha insegnato che siamo tutti connessi, che il rispetto per sé significa rispetto anche per gli altri. E’ fondamentale quindi il coinvolgimento delle persone.

Prospettiva : opportunità di apprendimento

Una buona leadership dovrà anche focalizzare le opportunità di apprendimento che si trovano all’interno delle avversità. E’ un approccio che Robert J.Thomas ha evidenziato nel suo libro “Crucibles of Leadership” e che ha definito ” riformulare la tensione”. Mettere in luce le opportunità piuttosto che i fattori negativi. Evidenziare, ciò che il team sta imparando dalla situazione di avversità rafforza i 3 fattori protettivi: fiducia, routine disciplinata e supporto. Qualsiasi crisi è fondamentale per sviluppare la resilienza . Saper affrontare e superare situazioni di crisi crea persone e leadership resilienti.

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Leadership al femminile

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Un articolo pubblicato sul Corriere della Sera dal titolo ” Sette donne per i sette Paesi più sani” ha messo in luce la buona gestione di una leadership femminile nell’affrontare la pandemia legata al Covid19. Le leader in questione sono Angela Merkel premier tedesca, la presidente di Taiwan, la premier della Nuova Zelanda, la premier islandese , la premier finlandese, la premier norvegese e infine la premier danese. Cosa dice l’articolo? Che la guida al femminile ha saputo gestire meglio l’emergenza sanitaria.

L’articolo conferma ancora una volta, se ce ne fosse ancora bisogno , che una leadership femminile ha una gestione più solidale, più inclusiva . Non si arriva a dire che i Paesi diventano migliori se guidati da donne, ma sicuramente che sono paesi migliori perché sono diretti da donne e hanno sistemi di gestione più aperti ed egualitari.

Gli stili manageriali

Sono anni ormai che anche in Italia si parla di leadership femminile. Molte manager rivestono ruoli apicali, siedono in consigli d’amministrazione, li presiedono. Esistono anche associazioni impegnate nell’equilibrio di genere e per una cultura inclusiva nelle aziende dl nostro paese, coma Valore D, nata nel 2009 e molto attiva nel sostenere manager donne in posizioni di rilievo.

Qual è il valore distintivo di una leadership femminile e quali sono le caratteristiche delle donne leader?Abbiamo già menzionato il sistema gestionale più aperto e egualitario, ma ce ne sono molti altri.

Stile empatico

Una leadership empatica è quella che mette il riconoscimento dei bisogni dell’altro al centro. E’ uno stile portato all’ascolto, al mettersi nei panni dell’altro per capirne le motivazioni e le attese. Un approccio sicuramente molto femminile. Un approccio che spesso è anche frutto di un’intelligenza emotiva. Uno stile capace di cogliere le correnti emotive che si stabiliscono tra le persone potenziando quelle positive e deviando quelle negative. Come spiega Daniel Goleman le persone dotate di intelligenza emotiva hanno anche una consapevolezza , una capacità, vale a dire, di riconoscere le proprie emozioni e i loro effetti.

La capacità di esprimere le proprie emozioni

Da sempre le donne sanno riconoscere e, soprattutto esprimere, le proprie emozioni. Hanno spesso una percezione interiore tale per cui sanno capire il modo in cui i sentimenti influiscono sui loro comportamenti. E’ fondamentale avere la consapevolezza emotiva per capire il modo in cui le nostre emozioni influenzano ciò che facciamo. Se ci manca questa abilità, siamo persone sviate dalle emozioni completamente fuori controllo. Lo stile manageriale empatico, di contro ci permette di poter influire sull’ambiente, sul clima aziendale mettendo le persone a proprio agio e per questo capaci di esprimere il meglio di sé. La competenza emotiva è altresì fondamentale, ai fini della leadership, nell’ottenere che gli altri svolgano il proprio lavoro più efficacemente. Nei leader, l’inettitudine a gestire i rapporti interpersonali abbassa il livello della prestazione del gruppo: genera un clima di negatività, mina la motivazione e l’impegno facendo crescere un ambiente ostile e apatico.

Solidarietà e inclusione

Abbiamo visto che la buona gestione dell’emergenza del Covid19 da parte delle donne leader è stata anche grazie a doti di solidarietà e inclusione. L’essere donna porta con sé una serie di qualità, doti e risorse derivanti dalla cultura, dall’esperienza. Accoglienza e compassione sono doti che da sempre risiedono nel vissuto femminile. Uno stile di leadership improntato alla collaborazione, all’ascolto. Le donne leader tendono a vedersi più come il centro di una rete, piuttosto che l’apice di una piramide. Da sempre abituate a collaborare in famiglia, nelle relazioni le donne sanno intessere una serie di relazioni che permettono di poter adottare uno stile poco direttivo e piuttosto capace di generare sostegno e grande inclusione.

Capacità di comunicare

Un tratto distintivo femminile e sicuramente prezioso, anche in ambito professionale, è la capacità di sapere comunicare, condividere. Abbiamo assistito spesso a competenze manageriali di alto profilo dove però difettava l’elemento comunicativo. Di contro una comunicazione aperta, basata sull’invio di messaggi chiari e diretti può portare a risultati di grande valore.

Sono sempre stata una sostenitrice dell’arte di comunicare: i processi aziendali ne ricevono sicuro giovamento. Il flusso di comunicazione fra i vari reparti, fra i diversi settori aziendali è fondamentale per una gestione efficace ed efficiente, oltre che poter generare un ambiente professionale sereno e armonioso. Sono stata spesso chiamata a realizzare progetti di team coaching in azienda per creare flussi di comunicazione chiara e diretta. Ne ha tratto giovamento l’intero team. Un sistema di comunicazione chiaro e aperto diventerà sempre più importante anche in futuro, specie in quei settori nei quali lo smart working diventerà una realtà sempre più consolidata. Un processo, quello innescato dall’emergenza Covdi19 che ha accelerato la capacità di lavorare in autonomia. L’autonomia può funzionare solo se procede mano nella mano con una corretta definizione degli obiettivi, che devono essere comunicati in maniera chiara, semplice ed efficace. L’intelligenza emotiva poi sarà necessaria per poter conservare le relazioni indispensabili fra i colleghi.

Apertura al cambiamento

Una di quelle che Goleman definisce “abilità sociale” è la capacità di catalizzare il cambiamento. Una leadership femminile spesso, abbiamo visto, è emotivamente stimolante. Si impegna ad alimentare le relazioni con le persone che guida. Con il semplice potere dell’entusiasmo sa spesso ispirare gli altri. Una dote fondamentale per il leader sapere ispirare, essere un modello. Sono leader che fanno appello alla percezione e ai valori delle persone. Il lavoro diventa una sorte di affermazione morale, una dimostrazione di impegno verso una missione di più ampia portata.

Una forte leadership femminile potrebbe davvero portare ad un cambiamento epocale anche a livello politico. Forse è arrivato il momento anche per noi in Italia, di poter auspicare il futuro Presidente della Repubblica? Magari la soluzione per un nuovo rinascimento italiano è proprio questa. Non avevamo parlato di paesi migliori perché diretti da donne?

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Il Coaching per governare il dopo emergenza

team leader
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Non avrei mai pensato qualche tempo fa che avrei potuto realizzare un workshop di Art Coaching on line.

Pensavo che uno strumento così arido, come un luogo virtuale, non potesse offrire la possibilità di esprimersi, entrare in connessione con se stessi. Per me la tecnologia era uno strumento freddo. Punto. E invece ho dovuto ricredermi. Sarà che siamo esseri che si abituano a tutto, che siamo una specie intelligente perché sappiamo adattarci alle circostanze, ma un cambiamento così repentino non me lo aspettavo proprio. Perché il bisogno di relazionarsi, condividere emozioni e pensieri è più forte di qualsiasi ostacolo. Anche quello digitale. E’ proprio vero che l’importante è il risultato. Se l’obiettivo è quindi quello di interagire, esprimersi, condividere con gli altri i propri pensieri le proprie emozioni, allora, anche l’ostacolo che sembrava prima insormontabile diventa superabile. “L’impossibile diventa possibile”, lo dice il Coach Tony Robbins e noi ci crediamo.

Il raggiungimento del risultato supera ogni ostacolo


Quindi se il raggiungimento del risultato diventa la leva motivazionale più forte, non possiamo non pensare che anche dopo che tutto sarà passato, la nostra vita non sarà più veramente uguale. Noi non saremo più noi stessi. Ma in una cosa lo saremo ed è una certezza inconfutabile. Il bisogno di stare insieme, relazionarsi, fare squadra. Stare uniti per un obiettivo comune. Stiamo già facendo team in questi giorni. Ci siamo costituiti in maniera naturale in comunità.

Tutti uniti e coesi di fronte ad un nemico da combattere. Un nemico invisibile, ma insidiosissimo.


Penso che questo sentimento di coesione e desiderio di lavorare per un fine comune non vada sottovalutato. Anzi andrà rafforzato e incanalato soprattutto in Azienda per poter lavorare ad un progetto comune. L’energia trattenuta in questi giorni di isolamento sociale, come si usa dire in questi giorni , dovrà diventare la spinta, il booster per lavorare tutti insieme alla ricostruzione.


E’ come se tutti fossimo stati costretti, compressi, ma una volta liberati, come una molla trattenuta, ci tendiamo con forza ed energia per raggiungere il punto finale. Un buon leader non dovrebbe perdersi questa formidabile occasione.
Una nuova forza vitale, una spinta motivazionale porterà il team a raggiungere l’obiettivo con più forza e convincimento che mai . Ci sarà una vera e propria esplosione di energia, che se ben incanalata permetterà di raggiungere obiettivi straordinari. Lo vediamo anche in questi giorni in cui molte aziende hanno riconvertito le loro produzioni per poter produrre materiali a supporto degli ospedali e degli operatori sanitari. I lavoratori di queste aziende lavorano con impegno, abnegazione e con il cuore perché consapevoli di dare il loro contributo per un fine nobile: aiutare chi sta lottando tutti i giorni per salvare vite umane. E’ un’adesione fideistica in virtù di un bene a vantaggio di tutta la collettività.

Da dove nasce questa forza?

La forza nasce dalla motivazione. Non va sottovalutato il momento storico che ci aspetta. Anche se i tempi sono stati davvero più brevi ( lo speriamo davvero con tutto il cuore) è come è accaduto ai popoli trattenuti durante un periodo di dittatura e di regime totalitari. La Spagna dopo la caduta del franchismo, è esplosa. Il suo Pil è salito, lo stile di vita si è aperto ad una nuova era quello della libertà. La movida è nata proprio quando si è usciti da un periodo storico di repressione. Chi aveva frequentato la Spagna nell’era del franchismo sa bene che la vita degli spagnoli era scandita da tanti divieti: di assembramento, del modo di vestire.
Così come una popolazione liberata dal giogo, anche il dopo Covid 19 sarà una forma di liberazione dall’oppressione. Va però incanalata questa forza propulsiva che scoppierà. Va gestita, governata. E qui le aziende dovranno trovare strumenti di gestione e comunicazione adeguata. Andranno posti i giusti obiettivi, dovranno essere gestite le corrette performance.
I manager, i leader dovranno a loro volta saper gestire quest’importante momento. Dovranno avere gli strumenti per poter motivare, indirizzare le loro persone al raggiungimento degli obiettivi.

Un Coach a loro fianco saprà dare loro gli strumenti adeguati per guidare a loro volta le proprie persone.


Può essere un periodo davvero fenomenale se ben gestito. La demotivazione che spesso aveva toccato molte figure in azienda, verrà sicuramente accantonata per far posto ad un rinnovato entusiasmo di agire, fare e ben fare soprattutto.
Percorsi individuali di Coaching, ma anche di team coaching. Soprattutto per migliorare i processi di comunicazione all’interno del team stesso, per rendere consapevoli delle potenzialità, spesso inespresse, di ciascun collaboratore. Portare da una consapevolezza latente ad una espressa. Con l’arte della maieutica, tecnica propria del coaching, si aiuteranno i singoli nella loro crescita, attraverso la scoperta dei loro potenziali e delle risorse ancora nascoste.
Ci sta attendendo un periodo di grande rinascita. Occorre esserne consapevoli e saperla gestire.

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